Cosa succede quando il passato dei personaggi si inserisce nel presente della storia?
Ce lo racconta Maria Teresa Steri, graditissima ospite nonché titolare dell'interessante blog Anima di Carta.
Quanto di ciò che siamo è
determinato da qualcosa accaduto in passato? E quanto ci condizionano gli
eventi trascorsi? Certamente molto di ciò che siamo oggi è una conseguenza
della nostra storia personale e questo si riflette nel nostro modo di essere,
nelle reazioni e azioni, nei rapporti con gli altri. Per questo è importante
dotare di un vissuto i personaggi che creiamo e informarne il lettore perché
possa farsi un quadro completo e arrivi a percepire il personaggio in modo
completo e vivo. Alternare passato e presente uscendo dalla sequenza
cronologica, portare avanti e indietro nel tempo i lettori, inoltre, è una
grande opportunità per movimentare la narrazione e per suscitare curiosità.
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Libreria in Norvegia |
Quando una parte del romanzo è
destinata a raccontare qualcosa di avvenuto in precedenza rispetto al flusso
normale della storia, questa parte viene chiamata flashback (analessi in
italiano).
Si tratta di uno strumento
potente e allo stesso tempo rischioso da usare, perché tutto quello che è già
accaduto è meno coinvolgente, ha un fascino minore rispetto al presente, in
quanto manca la componente della suspense ed è forte il pericolo di appesantire
la narrazione. Stephen King nel suo On Writing definisce i flashback
“noiosi e un po' stucchevoli”, ed effettivamente possono diventarlo se se ne
abusa, se vengono usati solo a fini riempitivi o se interferiscono in modo
fastidioso con il flusso della storia. Ma se ben gestite, queste finestre sul
passato possono essere piacevoli e utili.
In
quali casi usare un flashback
Raccontare gli antefatti.
Quando si inizia una storia in medias res, i rimandi al passato
assolvono il compito di svelare ciò che è accaduto prima, come si è arrivati a
quel punto.
Caratterizzare i protagonisti.
Un personaggio senza passato risulta di poco spessore, mentre squarci sul suo
vissuto possono contribuire a mostrarne psicologia, sfaccettature e
peculiarità. Qual è il suo background? Che tipo di storia personale ha alle
spalle?
Spiegare le motivazioni dei
protagonisti. Alcuni flashback possono prestarsi a giustificare e
rafforzare gli obiettivi dei personaggi, a chiarire perché si comportano in un
certo modo e hanno determinati desideri, paure, bisogni, ecc.
Rivelare eventi che
influenzano ancora il presente. Spesso il conflitto centrale di una storia
ha radici lontane. Ma anche quando non si tratta di nodi cruciali, può essere
necessario fare una breve digressione per giustificare determinate situazioni
in cui si trovano i personaggi.
Rispondere a domande
implicite, informare sui retroscena. In un romanzo non c'è bisogno sempre
di spiegare tutto, anzi troppe spiegazioni annoiano, mentre un accenno al
passato è un sistema per dare velocemente un'informazione.
Svelare segreti e misteri. Rivelare
gli scheletri negli armadi dei vari personaggi è un possibilità molto
accattivante. E' importante in questo caso dosare i richiami al passato per
prolungare la tensione e mantenere alta la curiosità in chi legge.
Informare sui rapporti dei
protagonisti con altri personaggi. Un modo semplice ed efficace per
mostrare le relazioni piuttosto che raccontarle è quello di inserire rapidi
richiami al passato.
Creare una certa atmosfera.
Nel riportare la mente a qualcosa di passato c'è sempre un sapore malinconico,
nostalgico o, se i ricordi sono spiacevoli, drammatico. D'altra parte ci sono
personaggi che si macerano più spesso nei ricordi di altri, che vivono solo nel
presente...
Fermare il tempo. Uscire
dal flusso temporale significa interromperlo e questo in pratica vuole dire
allentare la tensione e ridurre il ritmo. Dare molto spazio ai ricordi crea un
ritmo piuttosto lento che in alcuni casi può essere anche piacevole, tutto
dipende dal tipo di romanzo che abbiamo in mente.
Quando
e come introdurre un flashback
Si può riavvolgere il tempo in
vari modi:
- Un personaggio ricorda un episodio avvenuto tempo prima.
- Si inserisce un breve accenno a qualcosa di accaduto nel mezzo di una scena collegandolo con qualche elemento del presente: un oggetto, un luogo, un personaggio, qualcosa che sta accadendo.
- Si introduce una scena retrospettiva vera e propria che distoglie momentaneamente il lettore dal presente.
- Si narra il passato come una storia a sé in alternanza con il presente.
- Si possono usare vari espedienti, come brani di un diario, di giornale, di una lettera, e se la storia si svolge ai nostri tempi, testi di e-mail, blog, chat.
- Si possono inserire sogni e incubi ricorrenti collegati a qualcosa di accaduto in precedenza.
- Si può raccontare il passato attraverso la voce diretta di qualcuno che parla di eventi trascorsi, magari in seguito alla domanda di un altro personaggio.
A prescindere dal mezzo che
intendiamo usare, è importante lasciare che il lettore si affezioni ai
personaggi prima di fargli conoscere tutta la loro vita, quindi non raccontate
il passato dei protagonisti nei primi capitoli.
Ugualmente usare flashback negli
ultimi capitoli può risultare fastidioso, soprattutto se fanno riferimento a
eventi molto lontani, a meno che non abbiate deciso di svelare solo alla fine
qualche mistero legato al passato.
Se invece avete deciso nel primo
capitolo di catapultare il lettore subito nei fatti, con una scena d'azione o
anche un semplice dialogo, sarà utile dopo qualche pagina fornire qualche
chiarimento con un piccolo balzo all'indietro.
Se il passato contiene delle
informazioni tali che la loro rivelazione rappresenta un vero colpo di scena, è
più efficace svelarlo un po' alla volta, a piccole dosi, tenendo sulle spine
chi legge. Fa molto più effetto raccontare le cose a puntate che non tutte
insieme.
In ogni caso, va tenuto presente
che inserire un richiamo al passato significa rallentare la narrazione, quindi
è meglio non farlo in momenti drammatici o in cui l'azione fa da protagonista,
se non volete spezzare il ritmo.
Come
muoversi indietro nel tempo
Se dedichiamo un'intera scena a
un evento del passato, dobbiamo rendere chiaro il passaggio. In questo caso lo
stralcio deve avere una sua ambientazione, una collocazione temporale e può
comprendere anche dialoghi, dettagli sensoriali, descrizioni.
Per render noto a chi legge che
si tratta di un flashback si deve usare il verbo al trapassato prossimo (“aveva
detto...”), se si è adottato il passato remoto nella narrazione; al passato
remoto (“disse”) o al passato prossimo (“ha detto”) se si è invece adottato il
tempo presente. Se si tratta di una lunga scena, dopo aver chiarito che si
tratta di un episodio retrospettivo con il trapassato prossimo, si può tornare
al passato remoto per dare un senso di immediatezza.
Quando poi si torna al presente,
è bene che lo stacco sia comprensibile, magari richiamando qualche elemento del
presente.
È anche possibile portare avanti
due storie in parallelo, una delle quali si svolge nel passato. In questo caso
differenziare per capitoli è un modo per tenere separati i due flussi, magari
mettendo una data all'inizio dei capitoli o un accenno temporale esplicito.
Se riteniamo il passato degno di
essere raccontato in modo approfondito e gli dedichiamo una lunga serie di
scene, non è necessario seguire per forza una cronologia precisa, anzi una
serie di ricordi che si intrecciano possono creare movimento, ma badiamo che un
eccessivo disordine non crei confusione.
La norma generale sui flashback
resta comunque quella di farne un uso saggio, non introducendo divagazioni
inutili. Il che vale comunque in generale, quando scriviamo un romanzo!
***
Laureata
in Lettere e giornalista pubblicista, Maria Teresa Steri ha collaborato come
redattrice presso quotidiani e riviste. Ha pubblicato il suo primo romanzo I Custodi del Destino nel 2009. Scrivere è la sua passione da sempre e nel
suo blog Anima di carta ama parlare di scrittura creativa e libri.
Non so se qualcuno stia guardando la serie True Detective, penso sia una lezione magistrale anche sull'uso del flashback
RispondiEliminaNon la conosco. Come sono inseriti lì i flashback?
EliminaSi tratta di una mini serie di 8 episodi che racconta un'indagine che si dipana lungo 17 anni con tre momenti centrali, 1995, 2002 e 2012. Si continua a saltare attraverso le tre linee temporali, all'inizio seguendo una lungo interrogatorio a cui i protagonisti sono sottoposti nel 2012 e che obbliga loro a ripercorrere gli eventi sbagliati (spesso mentono e si alterna la loro versione ai loro ricordi, ben diversi). La frase cardine della serie, però, sembra essere "il tempo non esiste", tutto è un circolo e siamo costretti a rivivere sempre gli stessi errori. Altra frase simbolo è "il perdono non esiste, esistono solo persone con la memoria corta". Quindi il ricorrere ai flashback non è solo questione stilistica, ma è portatrice di significato dato che mette in scena quest'impossibilità a sfuggire da se stessi
EliminaSembra intrigante. Non ho mai tentato strutture così ardite nelle mie storie, anzi, posso dire che questo sia uno degli aspetti che ho meno esplorato. Forse è ora di cominciare.
EliminaGrazie per la segnalazione Tenar, mi incuriosisce molto :)
EliminaCome sempre la nostra Anima offre spunti interessanti e scrive in maniera completa. Uso molto i flash back ma mai come riempitivo. Di solito ho un approccio piuttosto nostalgico/malinconico, i miei flash back hanno quasi sempre quel sapore tipo "ricordi d'infanzia" "amori perduti" "errori commessi nel passato che condizionano il presente" e non sono mai fine a se stessi, ma parte integrante e fondamentale nella storia.
RispondiEliminaGrazie a entrambe
Dicono che niente debba essere fine a se stesso nella storia, e sono d'accordo. Certe volte costa tagliare scene o personaggi ben riusciti, ma quando ti rendi conto che la storia non cambia di una virgola senza di loro... beh, il loro destino è segnato. Idem con i flahback.
EliminaGrazie Sandra! Anche a me quel tipo di approccio non dispiace, però molto dipende dal personaggio, dalla sua personalità. Come dicevo nel post, c'è chi si macera nei ricordi e chi non ci pensa proprio...
EliminaSe ben dosati i flash back contribuiscono a dare spessore sia ai personaggi che a tutto l'ambiente descritto, soprattutto nel campo del fantastico. In Harry Potter ho adorato ogni salto nel passato, anzi... avrei sperato ce ne fossero stati di più.
RispondiEliminaE' vero, storie come Harry Potter perdono davvero di sostanza se togli loro il passato. Comunque quello che dici ha valore generale. E' quasi impossibile fare agire un personaggio senza conoscere il suo passato; è come togliere motivazione a ogni gesto, a ogni azione.
EliminaI salti nel passato piacciono molto anche a me, anzi di recente ho scoperto che è interessante anche raccontare non in modo lineare, ma facendo un po' avanti e indietro. Sperando che questo non confonda troppo chi legge...
EliminaCiao Anima, bel contributo, chiaro e completo.
RispondiEliminaRiflettevo che in fondo la narrativa nasce dall'esigenza di noi umani di raccontare storie, per spiegare un evento incomprensibile, per lasciare una testimonianza, per divertirsi ecc.
In fondo tutti noi siamo il nostro passato, ci appartiene e ci accompagna, rappresenta e spiega ciò che siamo oggi, è una parte di noi importantissima.
Se la narrativa parla di persone, quindi, come potrebbe ignorare il loro passato?
E con queste riflessioni un po' filosofiche, vi auguro una felice domenica piena di sole.
Buona domenica anche a te! :)
RispondiEliminaCome fare ha introdure un flashback
RispondiEliminaSe la tua è una domanda, trovi la risposta nella seconda parte dell'articolo.
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